Pensiamo l’economia e il mondo del lavoro come una serie di numeri e di statistiche. Tra il 1980 e il 2010, il PIL in quota ai profitti d’impresa ha guadagnato otto punti, cioé centoventi miliardi di euro all’anno. Una ricchezza finita in utili e non in salari, diseguaglianza di reddito che si è allargata enormemente e redditi dei lavoratori precipitati. Quale umanità e quale costo umano si celano dietro il divario di una società che ha definito il concetto di lavoro e di valore in termini di ragioneria sociale? Per rispondere a questa domanda Manlio Marinelli ci offre un testo che percorre il pensiero di Karl Marx – nello specifico quello delle sue Opere filosofiche giovanili – sulle trame di un polilogo che scandaglia l’umanità alienata e silenziosamente dolente della società contemporanea; quella società cosiddetta liquida che è invece al contrario un pantano opprimente dentro cui si gioca la più formidabile macelleria esistenziale degli ultimi cinquant’anni.