Il 3 giugno del 2021 con l’inaugurazione di Nel frattempo saranno passati 493 giorni da quando una nostra produzione è andata in scena sul palco del Teatro Filodrammatici.
493 giorni fatti di incredulità, lenta accettazione della situazione, ridefinizione di priorità e obbiettivi, sofferenza e per nostra fortuna anche tanto lavoro condiviso con un collettivo che è sempre rimasto unito e coeso e che ha permesso al nostro teatro di vivere e continuare a ideare anche a porte chiuse.
493 giorni di progetti, molti dei quali ripopoleranno il nostro palcoscenico nel prossimo futuro e che hanno incontrato anche altri mezzi per continuare a fare quello che vogliamo fare: raccontare storie.
493 giorni tutti diversi ma tutti con un denominatore comune: la sala è rimasta vuota. Impossibilitata a fare quello per cui è nata, accogliere il pubblico.
Ora finalmente tutto riparte… ma quel senso di attesa ci è rimasto addosso tanto da sentire il bisogno di raccontare accanto alla gioia di ritrovarsi in sala tutti insieme anche la voglia di non lasciarsi tutto alle spalle senza essersi preso un respiro, insieme. Un tempo sospeso dove tornare a darsi del tu senza paura che sia troppo intimo.
Nel frattempo nasce dunque come un’istallazione che è un atto d’amore per il teatro inteso proprio come spazio capace di ospitare il pubblico. Un pubblico che stimola a sua volta nel teatro il desiderio di interazione, il bisogno di tornare a fare spettacolo, la nostalgia di poter raccontare storie.
Per questo, se qualche spettatore si siederà in platea a contemplare il silenzio della mancanza di spettacolo, il Teatro Filodrammatici non saprà resistere alla tentazione di interagire, di fantasticare insieme agli ospiti che si siederanno sulle sue poltrone, che se ne sono state lì, vuote, in attesa di veder tornare il pubblico.
Le interazioni saranno fatte di testi, memoria, speranza, dubbi, ironia, effetti speciali, luci, suoni, tutto quello che in teatro si è dato per scontato fino all’inizio della pandemia e che adesso hanno il valore di un’esperienza che occorre riscoprire, per imparare di nuovo a stare insieme senza paura.