1889: un giovane omosessuale aristocratico italiano scrive ad Emile Zola quattro lunghe lettere raccontando la propria vita con l’obbiettivo di spingere lo scrittore a fare di quella confessione un romanzo, a rappresentare per la prima volta un personaggio omosessuale in letteratura. Ma quel racconto straborda talmente di verità, di diritto alla differenza, di lucidità psicologica che anche Zola, padre del romanzo sperimentale, dopo aver tentato di elaborarlo, decide di non pubblicarlo, e di passarlo ad un medico, Saint-Paul, che lo editerà all’interno di una pubblicazione scientifica sulle perversioni sessuali dal titolo “Romanzo di un invertito nato”. Quell’affermazione di sé, quel grido acuto diventa un mezzo per essere screditato, etichettato come malato, amorale, “un disgregatore della famiglia, della nazione, dell’umanità”. Ne nasce un triangolo epistolare tra i più sorprendenti della storia moderna.
Michele Di Giacomo ed Angelo Di Genio rileggono questa vicenda con gli occhi e la sensibilità dell’oggi, in una ricerca fatta di domande, interviste, ricostruendo il racconto di quella vita in lettera, interrogandosi sulla potenza sociale della rappresentazione, contrapposta alla discriminazione.