Cuore puro è uno degli ultimi romanzi di Roberto Saviano, riscrittura di uno dei suoi primi racconti. È la storia di tre ragazzini che vengono assoldati come vedette della camorra. Il loro compito è quello di giocare a calcetto in una piazza ed avvisare quando arriva la polizia o qualcuno sospetto. Saviano racconta l’adolescenza dei ragazzi, costantemente divisi tra la passione per il calcio e i soldi facili della delinquenza. Cuore puro è una storia ambientata a Napoli, ma non necessariamente napoletana. Infatti rimanda ad echi di un cinema di Loach (Sweet Sixtenn, My name is Joe) conservando un naturalismo ed un rapporto con la realtà più vicino al grande cinema di impegno civile italiano. É una storia di un talento e di come il talento non basta se nasci nel luogo sbagliato. É così che Tonino, un novello Mangiafuoco che vuole fare il procuratore sportivo, allontana i ragazzi dal volo delle loro aspirazioni, portandoli con i piedi per terra.
Il progetto artistico
«Cuore Puro è una favola nera. Una favola raccontata dai tre ragazzi che si daranno la staffetta durante lo spettacolo. Un misto tra narrazione ed azione molto dinamica. All’angolo della piazza appare il giovane Tonino che sceglie i ragazzi per giocare a pallone e fare da vedetta, gli dice che gli passerà un piccolo mensile e che loro comunque dovranno continuare ad andare a scuola, per non attirare l’attenzione
di nessuno.
Tonino è alle dipendenze di un uomo colluso con la malavita ma, a tempo stesso, un procuratore di calcio. Tonino è un po’ come il lucignolo di questa novella nera, li porta nel paese dei balocchi, che assomiglia a volte all’inferno, ma un inferno dorato a cui è difficile dire di no. Quando un osservatore del Napoli porta i ragazzi a fare un provino con le giovanili della squadra, Tonino piomba sul campo di gioco e, ancora una volta, li riporta alla realtà, li allontana dal sogno di diventare calciatori. È così che i ragazzi crescono, tra le aspirazioni e la realtà. Durante una partita importante, con la squadra da sempre odiata, uno di loro, Giovanni, si fa prendere da una splendida azione, un’azione che gli ricorda una di Kvaratskhelia, vista in televisione la sera prima. Il ragazzo si fa prendere talmente dal gioco, da non accorgersi dell’arrivo in piazza di una volante della polizia. Quando Tonino chiede al ragazzo perché non ha fatto il suo lavoro, a suon di schiaffi lui ammetterà – era troppo bella quell’azione.
È così che quel ragazzo, per seguire la passione del calcio, di un’azione bellissima, verrà allontanato dal gruppo, non lo sa ancora ma quella sarà la sua salvezza.
È qui che inizia la seconda parte di questa favola che diventa sempre più cupa. I ragazzi rimasti diventeranno sempre più dipendenti dal danaro che Tonino gli elemosina, fino al giorno in cui “la strega chiederà a loro di portagli il cuore di Biancaneve”.
Se ogni favola ha una morale, pure questa novella nera ce l’ha, l’unico ragazzo che si salva da un epilogo drammatico, è quello che ha seguito una passione, la passione per il calcio. Tutta la storia è vista sotto lo sguardo a volte disilluso di una giovane madre che è consapevole del destino che tocca al figlio. Una donna risoluta ma senza illusioni. Una madre simbolo della città e dell’impossibilità di proteggere i propri figli dal male.
Ho sempre pensato che ovunque e in ogni vita potesse esistere una possibilità di salvezza. Ho scritto Cuore Puro pensando ai ragazzini della mia città che giocano a calcio in strada. Ogni piazza, ogni slargo, ogni angolo per loro diventa un campo improvvisato, uno stadio che ospita i passanti. I ragazzi che giocano nei quartieri più disagiati, nelle periferie che tante volte ho descritto, spesso non guardano al futuro con ottimismo; a volte non pensano nemmeno di averlo un futuro, intrappolati come sono in una terra che ha così poco da offrire. Ma in Cuore puro c’è qualcosa di diverso: la speranza diventa una possibilità concreta di salvezza e inseguire la propria passione, segnare quel goal, ti può salvare la vita. I ragazzi protagonisti di quest’aria non lasciano nulla di intentato, ci provano a realizzare il loro sogno, perché come diceva Maradona: “I rigori li sbaglia solo chi ha il coraggio di tirarli”. Cuore puro per me è una gioia semplice: è la gioia di una partita a pallone fatta per strada, da piccoli. E adesso che per strada a pallone non gioco più, mi piace rivivere quei momenti e restituirne la spensieratezza tutta infantile, la convinzione irrazionale che un giorno le cose possano cambiare, e non solo per noi stessi. Mi piace pensare che la mia terra, nonostante tutto, abbia ancora qualcosa da offrire.»
Roberto Saviano