441 a.C. – Atene, in un anfiteatro stracolmo di gente, si stimano circa 15000 spettatori, sta per andare in scena quello che diventerà uno dei testi chiave del teatro mondiale di tutti i tempi. L’Antigone di Sofocle è un capolavoro indiscusso della cultura greca, forse la tragedia più “umana” che il teatro antico abbia prodotto; ma se, per un attimo, girassimo la cinepresa, dal palcoscenico verso la platea di quel teatro a cielo aperto di oltre duemila anni fa? Tra gli spettatori potremmo riconoscere filosofi come Socrate, Anassagora, il commediografo Cratino, un giovane Euripide, poco distante un bimbo, forse un po’ annoiato, di nome Aristofane e ben visibili a tutti, presumibilmente seduti al centro della platea, l’uomo più potente di quella piccola città dell’Attica, il suo leader si direbbe oggi, Pericle e la sua compagna Aspasia. Un’intera società, capace di produrre personalità che saranno alla base del pensiero occidentale, in una calda giornata di marzo si ritrovava, dal popolo alla sua élite di intellettuali, ad interrogarsi su se stessa attraverso il teatro. E immaginiamo che l’autore, nascosto tra il pubblico a spiarne le reazioni, possa essere stato particolarmente emozionato e nervoso, consapevole com’era del bagaglio di domande che aveva deciso di riversare sulla scena attraverso la sua giovane protagonista Antigone. Ma su che cosa voleva porre l’attenzione Sofocle, in quel lontano V secolo avanti Cristo? Quali le domande e i dubbi concreti che, nel contesto storico-politico di quegli anni, si presentavano così urgenti e irrinunciabili per l’autore?
Antigone. Sulla democrazia senza esagerare è un viaggio nella società greca attraverso l’indagine sul suo leader, Pericle, e la sua meno conosciuta ma altrettanto determinante compagna, Aspasia. Del loro rapporto, non sempre facile, con intellettuali pensatori e artisti del tempo. Un gioco di costanti rimandi tra la finzione scenica immaginata da Sofocle e la realtà politica e sociale di una città arrivata ad inventare uno strumento, tanto potente quanto fragile, chiamato “democrazia”.